La salinità è un fattore importante che riduce la produttività delle colture in agricoltura, nonché una delle principali cause dell’abbandono di terre e falde acquifere a fini agricoli. Lo studio di colture tolleranti alla salinità per ottimizzare l’uso delle acque di irrigazione e delle risorse del suolo è un obiettivo scientifico molto perseguito ma con scarso successo fino ad oggi, poiché sono stati identificati pochi tratti genetici determinanti all’ottenimento di varietà stabili. Sebbene il mantenimento dell’omeostasi ionica e dell’acqua sia necessario per la sopravvivenza delle piante, la salinità riduce la produttività delle colture sia riducendo la crescita delle foglie sia inducendo la senescenza della vegetazione. Ciò riduce la capacità fotosintetica totale della pianta, limitando così la sua capacità di sviluppo e di accumulo di sostanze di riserva per rispondere agli stress. I principali processi fisiologici ritenuti coinvolti nel controllo della crescita delle piante in condizioni di salinità sono i rapporti idrici, l’equilibrio ormonale e l’apporto di carbonio.  La salinità influenza la crescita delle piante in due fasi. Durante la fase iniziale della salinità, l’effetto osmotico predomina e induce stress idrico dovuto all’elevata concentrazione di sali a livello dell’apparato radicale. Durante questa fase, l’arresto della crescita dei germogli si verifica molto rapidamente (da secondi a minuti) ma si ripristina (per diverse ore) a un nuovo stato stazionario che è notevolmente inferiore rispetto alle condizioni non stressanti. Questi cambiamenti sembrano essere causati da squilibrio negli apporti idrici, ma durante questo periodo iniziale in cui predominano gli effetti osmotici (da giorni a settimane), la crescita sembra essere regolata da ormoni e / o carboidrati (vedi articolo sulle micorrize e scambio di carboidrati, importanza del Glomus). Durante la seconda fase dello stress (settimane o mesi), la crescita è governata da effetti tossici dovuti all’elevato accumulo di sali nei tessuti fogliari.

 

Nel complesso, la salinità influisce sulla produttività delle piante riducendo l’area fotosintetica, inibendo la divisione cellulare e il potere di espansione cellulare durante la crescita delle foglie, influenzando le attività di sviluppo che regolano l’emissione di germogli e la formazione di fiori e frutti.

 

Ultimamente mi capita di osservare queste problematiche su pomodori di clienti, in preda al panico che se la prendono con la peronospora, con virosi di vario genere, il tempo ecc.. tutti pensano che il proprio orto sia il più fertile, l’acqua del loro pozzo perfetta. E’ molto importante conoscere la fisiologia della pianta, le caratteristiche chimico-fisiche del terreno e dell’acqua di irrigazione, per tale motivo consigliamo sempre di rigenerare il terreno con apporto di microrganismi capaci di regolare i parametri nutritivi.

 


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