Uncinula Necator

Oidium Tuckeri

Divisione: Eumycota

Sott. Div.: Ascomycotina


 

Identificazione e sintomi

L’oidio rappresenta, per importanza, la seconda o la terza malattia fungina della Vite dopo la Peronospora e la Botrite; è un fungo epifita che attacca tutti gli organi erbacei della pianta, determinando ingenti danni.

Sintomi sul grappolo

Gli acini possono essere colpiti subito dopo l’allegagione e fino ad invaiatura avvenuta. Sulla superficie dell’acino si nota una “patina” biancastra polvirulenta (micelio epifita) che può essere facilmente rimossa sfiorando l’acino con un dito. Sotto il micelio i tessuti epidermici dell’acino evidenziano vistose reticolature nerastre, corrispondenti alle cellule necrotizzate dal fungo; l’epidermide, di conseguenza, perde elasticità. Le zone necrotizzate, tendono a suberificare per cui la buccia si ispessisce ostacolando l’accrescimento dell’acino, soprattutto se l’attacco avviene in post-allegagione. In seguito a questa azione l’acino si spacca determinando gravi lesioni sulle quali possono avere origine altre gravi fitopatie (es. Botrite). In attacchi precoci gli acini induriscono ed anneriscono in modo caratteristico e l’intero grappolo dissecca; possono inoltre essere colpiti i giovani grappolini in fase di prefioritura e fioritura, dove si ha la colatura dei fiori e la necrosi dell’intero grappolino. Alterazioni simili si possono verificare anche sul rachide e sui racimoli.

Sintomi sulle foglie

L’attacco di oidio sulle foglie non è sempre ben evidente, tuttavia, specialmente in caso di gravi infezioni, si notano sul lembo fogliare delle chiazze più chiare, di varia estensione, su cui compare una leggerissima “patina” bianco-grigiastra, quasi impercettibile. In certi casi la pagina fogliare, in seguito all’attacco, può subire delle deformazioni più o meno evidenti. In ogni caso, come conseguenza dell’attacco di Oidio, si notano reticolature scure, localizzate soprattutto presso le nervature.

Sintomi sui tralci e sui germogli

I tralci vengono attaccati soprattutto nella fase erbacea dove si manifestano estese lesioni necrotiche, a ragnatela, che rimangono evidenti anche quando il tralcio lignifica. Questi tralci si indeboliscono, presentano disformità e ritardi di lignificazione; l’oidio può colpire inoltre i germogli nella fase di apertura delle gemme. Nel caso di infezioni precoci, da gemme infette, i germogli risultano atrofici e deformi; spesso però questi attacchi si evidenziano nella primavera avanzata su vari organi vegetali.


Ciclo biologico ed epidemiologia

L’oidio della vite si può conservare, durante l’inverno, in due modi:

  • corpo fruttifero, contornato da ife, si conserva sulla vegetazione infetta caduta a terra;
  • micelio, si tratta di un micelio svernante negli anfratti delle gemme. In questo caso gli attacchi primaverili ai germogli possono essere molto precoci.

Normalmente gli attacchi da oidio, escluse le infezioni primaverili da micelio svernante, avvengono in estate con un optimum di temperatura di 25-26°C, ed una umidità atmosferica media superiore al 40-50%. Contrariamente ad altri patogeni fungini le piogge ostacolano l’attività di questa crittogama; per questo motivo e per i minori sbalzi termici gli ambienti collinari, rispetto agli ambienti di pianura e nelle estati caldo-umide, sono più esposti al pericolo di esplosioni epidemiche di Oidio.


Lotta

La lotta antioidica viene eseguita, generalmente, insieme a quella antiperonosporica sia per poter risparmiare sul costo dei trattamenti, abbinando i due principi attivi specifici, sia per poter seguire l’evolversi dei nuovi calendari fitoiatrici sulla vite e per utilizzare i nuovi prodotti anticrittogamici. Pertanto, molto spesso, la scelta del prodotto da usare come antioidico è legata al calendario antiperonosporico adottato oltre che al tipo di ambiente ed alla varietà di vite coltivata. Gli antioidici sono divisi in due categorie, i prodotti di copertura che hanno una azione prevalentemente preventiva e i prodotti endoterapici che hanno invece attività curativa ed eradicante per cui possono bloccare infezioni in atto.

Ricordiamo che in ambienti particolari, su uve particolarmente recettive (molte varietà bianche) e nelle fasi di germogliamento può rendersi necessario un intervento antioidico ancor prima dell’inizio della lotta antiperonosporica per l’eventuale presenza di micelio svernante. La lotta antioidica vera e propria inizia alla formazione dei grappoli, con particolare attenzione nelle zone e negli ambienti a rischio, alle fasi fenologiche di fine fioritura-allegagione, ingrossamento dell’acino ed invaiatura dove, di solito, avvengono anche i maggiori danni. Nei vigneti e nelle zone a rischio limitato occorre valutare, volta per volta, la necessità di eseguire trattamenti preventivi aggiungendo l’antioidico ad ogni intervento antiperonosporico, oppure se intervenire solo con andamenti climatici particolari ed infine se fare l’antioidico solo ad infezioni iniziate. La scelta del tipo di principio attivo antioidico da utilizzare dipende essenzialmente:

– dal tipo di calendario antiperonosporico adottato;

– dalla varietà di uva coltivata, con particolare attenzione alle uve recettive;

– dall’ambiente di coltivazione; in collina si è notata una maggiore sensibilità della vite;

– dall’andamento climatico dell’annata;

– dalla valutazione statistica dell’andamento epidemiologico degli ultimi anni per poter valutare il potenziale di inoculo.

Infine è opportuno ricordare che lo zolfo ventilato, nonostante che negli ultimi anni sia caduto in disuso per le obiettive difficoltà di impiego, possiede una buona azione antioidica eradicante, specialmente con infezioni in atto, svolgendo inoltre un effetto stabilizzante sui vini.