La produzione integrata consiste in un insieme di pratiche agricole e colturali che hanno come principio l’utilizzo di mezzi produttivi e di difesa delle produzioni agricole dalle avversità volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi ed a razionalizzare le concimazioni, rispettando aspetti ecologici, economici e tossicologici. Secondo quanto riportato nell’articolo 3 comma 6 della Direttiva 2009/128/CE, per difesa integrata si intende l’attenta considerazione di tutti i metodi di protezione fitosanitaria disponibili e conseguente integrazione di misure appropiate intese a scoraggiare lo sviluppo di popolazioni di organismi nocivi e che mantengano l’uso dei prodotti fitosanitari e altre forme di intervento a livelli che siano giustificati in termini economici ed ecologici e che riducono o minimizzano i rischi per la salute umana e per l’ambiente. L’obiettivo prioritario della <<difesa integrata>> è la produzione di colture sane con metodi che perturbino il meno possibile gli ecosistemi agricoli e che promuovano i meccanismi naturali di controllo fitosanitario. Questo sistema di produzione può essere applicato seguendo i “Principi generali della difesa integrata” che sono definiti nell’allegato III del Decreto Legislativo del 14 Agosto 2012, n° 150 “Attuazione della direttiva 2009/128/CE che identifica un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi”:

La prevenzione e la soppressione di organismi nocivi deve essere perseguita in particolare da:

  • rotazione colturale;
  • utilizzo di tecniche colturali adeguate (falsa semina, sottosemina, lavorazione conservativa, potatura e semina diretta);
  • utilizzo di cultivar resistenti/tolleranti e di sementi e materiale di moltiplicazione standard/certificati;
  • utilizzo di pratiche idonee di fertilizzazione, calcitazione e di irrigazione e soprattutto misure igieniche volte a prevenire la diffusione di organismi nocivi (pulitura di macchine e attrezzature);
  • preservare e accrescere popolazioni di organismi utili mediante ausilio di infrastrutture ecologiche all’interno o all’esterno dei siti di produzione.

Gli organismi nocivi devono essere monitorati con metodi e strumenti adeguati, includendo monitoraggio sul campo, diagnosi, utilizzo di bollettini e la consulenza di un tecnico.

Sulla base dei dati raccolti, l’utilizzatore professionale e il tecnico che provvede alla prescrizione, decidono se e quando applicare adeguate misure di controllo. Valori soglia scientificamente attendibili e precisi costituiscono elementi essenziali ai fini delle decisioni da prendere. Per gli organismi nocivi, i valori soglia definiti dalle regioni, aree e colture specifiche e condizioni climatiche particolari devono essere presi in considerazione, ove possibile, prima del trattamento.

Ai metodi chimici devono essere preferiti metodi biologici sostenibili, mezzi fisici o altri metodi non chimici al fine di consentire un adeguato controllo degli organismi nocivi.

I prodotti fitosanitari devono essere il più possibile selettivi rispetto agli organismi da combattere e devono avere il minimo impatto sulla salute umana, gli organismi non bersaglio e l’ambiente.

L’utilizzatore professionale deve mantenere l’utilizzo dei prodotti fitosanitari a livelli strettamente necessari, utilizzando dosi ridotte, riducendo la frequenza dei trattamenti in base ai disciplinari e alle registrazioni, avendo cura che il livello di rischio per la vegetazione sia accettabile e che non aumenti il rischio di meccanismi di resistenza in popolazioni di organismi nocivi.

Per qualsiasi ulteriore chiarimento o richieste di assistenza potete scrivere a info@agrariamentana.com