• Ostrinia Nubilalis 
  • Classe: Insetti
  • Ordine: Lepidotteri
  • Famiglia: Piraustidi

identificazione e danno

La specie è diffusa soprattutto nelle regioni settentrionali e centrali italiane. La piralide è una farfalla di medie dimensioni (circa 25-30 mm di apertura alare); vi è dimorfismo sessuale in quanto il maschio è più piccolo della femmina. Le ali anteriori sono giallastre, con variegature più scure nel maschio e meno evidenti nella femmina; le ali posteriori sono uniformi ed hanno un colore crema, nelle femmine la tonalità di colore è più chiara. La larva misura circa 20-25 mm di lunghezza; presenta una livrea di colore grigiastro o nocciola, con bande longitudinali, una mediana e due laterali, tendenti al verde, con file di tubercoli scuri. Il capo e il protorace sono bruno scuri. Il danno si manifesta sulle foglie, sui culmi e sulle cariossidi ed è determinato dalle larve; queste attaccano le foglie giovani ancora arrotolate che vengono bucherellate, le guaine e penetrano nel culmo, scavando profonde gallerie che indeboliscono la pianta, tanto che a volte il culmo può spezzarsi per l’azione del vento. Sulla superficie del culmo si possono notare numerosi fori di entrata/uscita delle larve che svolgono la loro azione trofica. Successivamente l’azione delle larve (seconda generazione) avviene sulla spiga e sulle cariossidi, con conseguente diminuzione della produzione.


ciclo biologico

La piralide sverna come larva matura dentro ai tutoli ed al culmo, soprattutto nella parte basale, per incrisalidarsi in primavera. Gli adulti compaiono nell’ultimo periodo di maggio (prima nelle regioni più calde) e lo sfarfallamento si protrae a tutto il mese successivo fino agli inizi di luglio. Gli adulti hanno abitudini notturne; le femmine depongono le uova in ovature biancastre a placca, nella pagina inferiore delle foglie e sui culmi. Ogni ovatura conta qualche decina di uova. Le larve di questa generazione (prima generazione) attaccano le guaine fogliari, le foglie ed entrano nel culmo, dove, raggiunta la maturità, si incrisalidano. Gli adulti del secondo volo sfarfallano dalla seconda metà di luglio fino all’inizio di settembre. L’ovideposizione avviene, di solito, alla base delle brattee della spiga. Le larve (seconda generazione) fuoriuscite attaccano soprattutto le spighe, rodendo le cariossidi; successivamente penetrano nel tutolo ed in parte nel culmo, spingendosi fino alla base, dove trascorrono l’inverno. La piralide compie, pertanto, due generazioni all’anno. Nella pianura padana coesistono due razze di Piralide: una razza con una sola generazione all’anno (gli adulti sfarfallano dall’inizio di luglio a tutto settembre) ed una con due generazioni all’anno, come descritto; esse vengono definite rispettivamente monovoltina e bivoltina.


lotta

La lotta contro la Piralide del mais è obbligatoria e consiste nella distruzione o nella sfibratura degli stocchi e dei tutoli. Gli interventi devono essere mirati al fine di controllare le popolazioni del fitofago e possono essere chimici, biologici ed agronomici. Per quanto riguarda questi ultimi è buona norma, in zone con una certa presenza della piralide, scegliere varietà resistenti.

Lotta Chimica

In caso di forti infestazioni si attua la lotta chimica; essa consiste in un intervento, alla comparsa delle larve di prima generazione, prima che penetrino nel culmo. I trattamenti vanno ripetuti, contro le larve di seconda generazione, solo in caso di effettiva necessità. La lotta chimica segue i criteri della lotta guidata ed integrata; pertanto si devono installare delle trappole sessuali di monitoraggio, ai margini dei campi per valutare la consistenza della popolazione e i periodi di volo.

Lotta Biologica e Biotecnologica

Nella lotta contro la piralide ha avuto buon successo l’uso di preparati a base di Bacillus Thuringiensis. Inoltre può essere usato anche l’Imenottero parassitoide oofago Trichogramma Maidis; questo viene lanciato in campo, seguendo i criteri di lotta biologica con il metodo inondativo, con uova parassitizzate, o immettendo pupe di T. Maidis, poste in appositi contenitori, sulle piante in campo.

Esiste anche una tecnica biotecnologica di ingegneria genetica, messa a punto negli USA; si tratta di una ricombinazione genetica, con la tecnica del DNA ricombinante, fra il genotipo di alcuni ibridi di Mais ed alcuni geni del Bacillus Thuringiensis coodificanti la tossina attiva contro le larve dei Lepidotteri. Si ottengono così ibridi di mais ricombinati resistenti alla piralide e alla sesamia.