L’agricoltura dipende troppo dai fertilizzanti a base di azoto sintetico

Circa un secolo fa, il chimico tedesco Fritz Haber studiò un metodo che permise la sintesi a livello industriale dell’ammoniaca su larga scala utilizzando come reagenti azoto e idrogeno. Successivamente il suo connazionale Carl Bosch migliorò questa tecnica rivoluzionaria, la quale inizialmente aveva lo scopo di rifornire l’industria bellica per la produzione di esplosivi e munizioni. Il processo Haber-Bosch, ha rappresentato una svolta notevole per lo sviluppo agricolo, ancora oggi l’ammoniaca risulta un elemento essenziale per la produzione di fertilizzanti. Da quel momento in poi le colture sono state molto più produttive, ed in un certo senso questa scoperta ha consentito di nutrire la crescente popolazione dal dopoguerra ad oggi, con uno sviluppo tale da permettere ancora oggi di fornire cibo alle nazioni di mezzo pianeta. Tuttavia questa innovazione ha dato origine a molti effetti negativi sulla salute umana dovuti all’assunzione attraverso gli alimenti di nitrati e nitriti, responsabili di disfunzioni ghiandolari, scarsa assimilazione di vitamina A, effetti cancerogeni legati alla produzione di nitrosammine e una riduzione della capacità di trasportare ossigeno nel sangue.

Effetti della sintesi dell’azoto

L’enorme utilizzo di azoto ha generato un altro grande problema dovuto all’impatto negativo che ha sull’ambiente, infatti la sua produzione implica il consumo di una grande quantità di energia ed emissione di gas inquinanti. Basti pensare che la maggior parte dell’azoto utilizzato finisce nell’aria, si accumula nel suolo fino a raggiungere le falde inquinandole. Gli effetti dannosi sono molteplici, anche a causa di composti generati dopo l’utilizzo come il protossido di azoto responsabile insieme ad altre sostanze di aumento di gas serra e piogge acide.

Rigenerare il terreno e mettere a lavoro i microrganismi

Il nostro Biofertilizzante Irmenta, rappresenta un ottimo sostituto dell’azoto di sintesi e un valido alleato per mantenere il suolo vitale in combinazione con le esigenze delle colture, adatto per creare e mantenere un equilibrio pianta-suolo molto simile alla rizosfera presente nei boschi. Il lavoro svolto dalle micorrize e dai batteri utili consente alle colture di svilupparsi in modo ottimale e di incrementare una spiccata resistenza ai patogeni, condizione fondamentale per limitare l’uso di antiparassitari. Le micorrize, vivendo in simbiosi con l’apparato radicale contribuiscono alla trasformazione della CO2 fissata dalla pianta, liberando in questo processo più ossigeno e nutrendosi del carbonio trattenuto come base energetica. Questo processo consente un più rapido sviluppo delle radici, che grazie alla colonizzazione delle micorrize assorbono più nutrienti resi disponibili da questo prezioso e continuo lavoro di manutenzione svolto a livello radicale. E’ necessario sottolineare che questo meccanismo oltre ad offrire un raccolto più abbondante e sano, ha un costo energetico notevolmente inferiore.

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