Le infrastrutture ecologiche o aree di compensazione ecologica sono costituite da siepi, boschetti, corridoi vegetali, margini dei campi, aree incolte e le piante nettarifere spontanee che rappresentano la componente vegetale ”non produttiva” all’interno dei nostri agro-ecosistemi.
Nell’agricoltura intensiva, queste componenti sono state considerate delle perdite all’interno del sistema produttivo, non considerando invece la grande importanza che rivestono da un punto di vista ambientale e paesaggistico. Nelle infrastrutture ecologiche vengono incluse, oltre alle aree spontanee, anche le piante seminate non produttive le quali costituiscono un beneficio per le colture limitrofe come ad esempio le fasce di piante nettarifere e le piante trappola.
Fasce erbose fiorite. Sono costituite da miscugli di piante annuali, biennali, perenni ai bordi di colture erbacee, orticole, frutteti. Sono estremamente importanti per la conservazione di fauna e flora, vengono seminate a fianco della coltura. Tra le specie impiegate ricordiamo alisso, coriandolo, grano saraceno, facelia, in combinazioni che possono prevedere l’impiego di leguminose (trifoglio, erba medica, favino).
Margini dei campi. Sono fasce vegetate non coltivate ai bordi di colture non intensive che comprendono prevalentemente piante pluriennali (ortica, carota selvatica). Corrispondono spesso ai tipici ambienti ecotonali (zone di transizione fra campo coltivato e aree naturali). Rivestono grande importanza per entomofagi colonizzatori ciclici.
Siepi. Molto usate e conosciute (usate anche come frangivento), sono costituite da piante arbustive e arboree. Le siepi, costituiscono i corridoi ecologici del paesaggio agrario.
Habitat non coltivati permanenti. Riuniscono vari ambienti come prati, prati collinari, ambienti forestali, ambienti selvatici in frutteti.
”Stepping stones”. Strutture di piccole dimensioni, piccole aree boschive, ambienti creati da cumuli pietrosi, maceri, stagni.
”Buffer zones”. Sono ambienti cuscinetto con funzione isolante, ad esempio tra aree trattate chimicamente e non trattate.
Piante trappola. Piante coltivate a fianco della coltura principale per attirare il fitofago e sottrarlo alla coltura stessa. Possono essere seminate, come nel caso dell’erba medica, che ha mostrato un certo ruolo-trappola nei confronti dei miridi fitofagi sia in Europa che negli USA. Estendendo questo concetto alle aree non coltivate, anche piante spontanee, in certi periodi dell’anno, possono funzionare da piante trappola.
Corridoi ecologici. Sono rappresentati da siepi e margini dei campi gestiti secondo una prospettiva di paesaggio. Collegando le varie parti del paesaggio agrario, essi rappresentano le vie di diffusione della fauna e contribuiscono alla sincronizzazione spazio-temporale fra fitofagi e specie utili. La presenza di corridoi ecologici diminuisce la frammentazione del paesaggio (una delle principali cause della perdita di biodiversità) ed aumenta la biodiversità su vasta scala (provincia e regione).
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