Agricoltura a km zero, ovvero il passaggio di un prodotto agricolo dalle mani di un coltivatore direttamente a quelle del consumatore. E’ sempre così?… e soprattutto è sinonimo di sicurezza alimentare oppure è semplicemente un modo per giustificare inadempienze normative e scappare da obblighi professionali. Perché acquistare sul campo è più sicuro del supermercato, la differenza di coltivazione e la preparazione tecnica è un dato certo oppure si lascia spazio all’improvvisazione e all’ignoranza. Un piccolo produttore è spesso anche più inefficiente da un punto di vista energetico, è stato calcolato per esempio, che se fate 10 km in macchina per comprare 1 kg di verdure, generate più CO2 che non facendola arrivare direttamente dal Kenya. Ci siamo mai chiesti perché l’Italia è il paese con i prodotti orticoli più sicuri e con i residui di antiparassitari più bassi? La grande distribuzione è soggetta a controlli costanti non solo sul prodotto ma anche e soprattutto sulla provenienza, il consumatore è tutelato e può facilmente verificare. Questa è la vera differenza, e questo il vero dubbio, chi controlla i produttori, cosa dobbiamo pretendere sul banco del piccolo produttore a km zero, e cosa è giusto attenderci per essere sicuri di non portare sulle nostre tavole metalli pesanti, nitrati e patogeni dannosi per l’organismo. Quanti banchi hanno esposte per esempio le certificazioni e le idoneità igienico sanitarie. Vi siete mai chiesti come cresce un ortaggio? Pensate che per il solo motivo che si coltiva nel vostro paese sia sufficiente a renderlo sano, oppure è il caso di ragionare su un dato importante, ovvero che gli ortaggi sono costituiti in media per l’85% in acqua. Proprio così, sembra un’affermazione banale ma gli ortaggi hanno bisogno di acqua, oltre che ad altri elementi e una serie di processi biochimici per la crescita, ma senza acqua signori miei si fa ben poco. Acqua possibilmente pulita e non inquinata. Facciamo un passo indietro, il supermercato se distribuisce prodotti contaminati chiude, ecco perché ha una serie di adempimenti e controlli. Torniamo all’acqua, quanti di voi bevono acqua da un pozzo o da un fosso? Scommetto nessuno, molti di voi obbietteranno sostenendo che innaffiare non è bere, ma io potrei rispondere facilmente e smontare le vostre tesi affermando che se si ha sete e non abbiamo acqua possiamo mangiare un frutto e trovare sicuramente una fonte valida di idratazione. L’acqua di irrigazione è importantissima, non deve essere contaminata e rispettare parametri sanitari precisi. Salmonella spp. ed E. coli sono batteri Gram-negativi e possono causare malattie che colpiscono il sistema nervoso, gastrointestinale e urinario. Il consumo di prodotti freschi contaminati come frutta e verdura crude può essere la causa di queste malattie e l’irrigazione con acque reflue può essere causa di contaminazione di Salmonella spp. ed E. coli. La contaminazione in questo caso può avvenire per contatto diretto (es. sistema di irrigazione a microaspersione su orticole) oppure per contatto indiretto tra l’acqua contaminata e la pianta (impianto a goccia) e contaminazione a livello radicale. I danni sono seri e spesso l’ignoranza, la superficialità e l’arroganza contribuiscono a creare una non-cultura basata sulla presunzione di volersi autoproclamare agricoltori senza sapere cosa vuol dire produrre cibo e la responsabilità che comporta trattandosi di salute pubblica. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Science evidenzia alcune criticità e mette in risalto come le cause scatenanti di alcune patologie tumorali siano da annoverare anch’esse nella lunga lista di rischi alimentari. Gli scienziati potrebbero aver capito come la colibactina, una molecola che danneggia il DNA prodotta da alcuni ceppi di Escherichia coli (E. coli), contribuisce al cancro del colon-retto: trasferendo un gruppo chimico nel DNA, la colibactina forma strutture note come addotti del DNA, che possono generare mutazioni e causare la rottura dei filamenti della doppia elica. Lo afferma uno studio condotto da Matthew Wilson e Yindi Jiang presso l’Università di Harvard, I cui risultati sono publicati in dettaglio sulla rivista Science. La colibactina è prodotta da ceppi di E. coli che sono comuni nel tessuto intestinale di persone affette da tumore del colon-retto. Questi batteri sono in grado di promuovere il cancro del colon-retto nei topi, e questo ha dato origine all’ipotesi che la colibactina contribuisca allo sviluppo del tumore. In effetti, ricerche precedenti suggeriscono che la colibactina formi addotti di DNA attraverso un gruppo chimico chiamato ciclopropano, ma fino a oggi non c’era alcuna evidenza diretta di queste strutture.
Infine vorrei anticipare ed introdurre con questo articolo una serie di pubblicazione sulla sicurezza alimentare, che da qui alle prossime settimane metteranno in evidenza i rischi di contaminazione alimentare al fine di informare gli utenti sulla necessità di acquistare nei posti giusti e consentiti, perchè l’agricoltura è una cosa seria e soprattutto, citando Ralph Waldo Emerson ….“Il primo uomo fu un agricoltore, e ogni nobiltà storica riposa sull’agricoltura.” non tutti gli uomini hanno un animo nobile per definirsi agricoltori ed anche questo è evidente.
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